La sirena del pompiere

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Sono questi i momenti che voglio ricordare.

Non so se è mezzanotte, l’una o le due. Una volta messo a letto Peter, tutto si ferma. Il silenzio cala, il tempo rallenta e io mi gongolo sul divano.

Poi, quando inizio a non distinguere più la realtà dal dormiveglia, suona la sirena del pompiere. Peter è a letto con la mamma e reclama la sua cena notturna, forse merenda.
Poche secchiate di decibel e sono pronto con il latte caldo ma non troppo, rapido come il barista della stazione. Entro con la mossa del ninja, di cui vi ho già parlato in questo post, e nel buio, senza riferimenti né un’ottima memoria, gli faccio trovare il suo tesoro alimentare direttamente tra le mani.  

Ormai io e Peter abbiamo un tacito accordo: sa che se vuole qualcosa, io gliel’ho già preparata e messa lì, dove lui la cerca.

Dopo lo spuntino, ebbro di latte e d’amore, mi crolla addosso e mi ammanetta le braccia attorno alla faccia. Ogni mio tentativo di fuga, per tornare al divano, è inutile. Appena mi muovo, lui mi richiama al dovere con una gnola. Da sirena dei pompieri, ad antifurto intelligente.   

E mentre siamo lì avvinghiati, succede qualcosa di magico.

Nel sonno Peter inizia a toccarmi la faccia, piano, con una delicatezza inusuale. Prima la bocca, il naso e poi le guancia. Mi accarezza la barba. Ecco appunto, se non avessi la barba mi metterei a piangere dai brividi. Per una volta non penso a cosa pensa, solo mi godo questo momento. Chissà quando mi ricapita. Domattina, con la luce del sole, tornerà a strapparmi i peli con le unghie come un piccolo e silenzioso Silk-épil.
Poi, con un sospiro, lascia cadere le braccia e crollo in un sonno più profondo.      

Domenica con papà, un dolce rituale

domenica bimbo sonno

La domenica, la domenica
non è un giorno è uno stato dell’anima,
la domenica quando termina
ultimo soffio, ultimo bacio, ultima lacrima.

La nascita di un figlio è sicuramente la rivoluzione industriale, copernicana e russa messe insieme. Non posso negarlo. Tutto cambia dai ritmi ai rapporti per un motivo unico e magico.

Certi piccoli dettagli, però, rimangono invariati anche dopo il big bang.
La domenica, per esempio, è un isolotto sicuro in mezzo all’oceano, dove approdare quando si è stremati dalla routine e dal quale rituffarsi nel quotidiano della settimana successiva. Siamo abituati a gitarelle e grigliate in primavera ed estate, ma adesso che i venti artici ci attanagliano bisogna fare poche cose, stare in casa, avere calma, riprendere le energie, ricaricare le pile.

La nostra domenica fatta di piccoli dolci rituali:

  1. La sveglia eliminata da qualsiasi forma di allarme analogico o digitale
  2. La colazione tarda e abbondante, magari al bar con i regaz
  3. La passeggiata catatonica, anche solo casa–bar, l’importante è il vuoto cosmico dentro
  4. Il pranzo sovrappopolato di avanzi
  5. La pennichella pomeridiana accompagnata da sport televisivo
  6. Il take away serale, non si cucina, subito pronti per…
  7. Il filmone soporifero, solitamente Orso d’Oro a Berlino

Su questi punti cardinali ci siamo allineati tutti e tre senza nessuno sforzo. Sembra proprio che come trascorrere la domenica sia un’informazione genetica trasmessa via DNA. Tutto da dimostrare, ma a me pare così.
Probabilmente per Peter è domenica tutti i giorni, tra un po’ forse lo sarà anche per me (e qui vi spiego il perché). Più avanti le domeniche diventeranno dei giganteschi lunedì, stracolme di attività a presenza obbligatoria. Per poi tornare vuote e piene, gonfie e vuote, a seconda dell’evoluzione del bambino e delle sue necessità.

Per ora, spapparanzato sul divano, pupo addosso, partita a volume basso, mi godo i minuti che scorrono lenti ma piacevoli, sperando vadano in loop per un po’ dimenticandosi di noi.

Mi piace prendere questa giornata come un regalo del tempo, un’offerta 3×2 dove ogni sei giorni intensi il settimo è in omaggio.