Bimbo giallo su mare rosa. Una panchina è il suo porto sicuro, da lí parte per esplorare il mondo. Tutti i bambini, prima o poi, imparano a camminare. Oggi tocca a Peter fare il marinaio.
Meet Amy Leon
La notte si esce, si va per concerti a riempirsi le orecchie e il cuore. Soul, hip hop, zecchino d’oro, quel che capita. E poi capita che Peter si innamora di una regina newyorkese. Ha gusto il bambino. L’amore poi sembra corrisposto e tutti vissero felici, contenti e abbracciati.
Good luck my baby
Fuori piove un mondo freddo.
Good luck my baby.
Il voyeur
Divertirsi: un gioco da bambini.
Peter: un controllore nato.
Peter e la Dama Blu
Dietro ogni mia parola c’è lei.
Che sgambetta sul pavé della città, con la gonna e la carrozza blu, e vola su una punta nera e quattro rotelline bianche. Porta Pietro a Porta Saragozza, Bologna.
Il tunnel del divertimento
P: Hei Daddy, dove eri finito?
DD: Le belle giornate, il loop delle pappe e qualche vago impegno ci avevano rapito. Abbiamo desiderato tanto questa primavera e ora che ci chiama dobbiamo subito risponderle. Giri al parco e in città, visite agli amici e ai parenti. Se non fosse per le ginocchia al vento sembrerebbe Natale. È il nostro tunnel del divertimento.
Nessuna routine, solo ciondolare, un mix tra giocare, dondolare e cioccolata. Almeno un gelato ogni quattro ore. Lo svezzamento dei balocchi.
Ogni tanto la mamma dal lavoro ci chiama: “State mangiando?”
“No, siamo sul cavalluccio a testa in giù”
“State dormendo?”
“Non ancora, abbiamo la faccia e le orecchie marroni, però tra un po’ dormiamo”
“Siete già a casa?”
“Tra pochissimo, finiamo di provare due tutine con le tigri da H&M e torniamo”
Stiamo poi programmando un’altra piccolissima rivoluzione dentro la piccola rivoluzione, amiamo le Matrioske. Presto migreremo da Bologna alla Campagna, fino alla fine dell’estate. Per ora abbiamo piantato due alberi e collaudato il lettino, ma abbiamo in mente feste di compleanno nel bosco e tuffi acrobatici nelle margherite. Qualche amico che ci conosce bene sa che potremmo non tornare più e ci saluta con il fazzoletto bianco.
Sbagliando s’impreca
Calcio d’inizio
Martedì gioca la Roma e il Barcellona. Una buona scusa per la mia distrazione serale. Vince 3 a 0 e le trasmissioni sportive vanno avanti fino a tardi per brindare. Lo sgabello davanti alla televisione e la cucina da pulire sono distanti pochi metri. Palleggio tra uno e l’altro. Prima del fischio finale, Peter inizia a piangere, sirena del pompiere, e non ho preparato il suo latte, un grave errore. Sbagliando s’impreca.
Ora, di fretta:
- Accendo fornello
- Verso polvere nel misurino
- Attendo 2 lunghissimi minuti
- Verso acqua calda ma non bollente nel biberon
- Verso il misurino nel biberon
- Avvito il ciuccio-tappo
- Shakero mentre corro verso la camera da letto
Il tradimento di Ciuccio-tappo
Amazon Prime ha consegnato, allarme rientrato, torno alle mie emozioni calcistiche e domestiche. Ma è una serata particolare e mi stanno chiamando al telefono direttamente dalla mia camera da letto: ho fatto un altro grave errore. Sbagliando s’impreca, bis. Il Ciuccio-tappo tradisce proprio me che lo smonto, lo lavo e lo rimonto sempre con cura. Forse non l’ho avvitato bene. Il risultato: Peter con 240 ml di latte addosso di notte nel letto. Invidio l’auto-controllo di mia moglie, lei non impreca, di notte.
Finale triste
Torno in cucina, il mio habitat notturno. In televisione hanno smesso di parlare di calcio e io mi sento come il Barcellona. Ho rovinato la nottata alla mia famiglia con un errore di valutazione o per sfortuna e basta. Il sonno, a fine partita, vince su tutti.
La sirena del pompiere
Sono questi i momenti che voglio ricordare.
Non so se è mezzanotte, l’una o le due. Una volta messo a letto Peter, tutto si ferma. Il silenzio cala, il tempo rallenta e io mi gongolo sul divano.
Poi, quando inizio a non distinguere più la realtà dal dormiveglia, suona la sirena del pompiere. Peter è a letto con la mamma e reclama la sua cena notturna, forse merenda.
Poche secchiate di decibel e sono pronto con il latte caldo ma non troppo, rapido come il barista della stazione. Entro con la mossa del ninja, di cui vi ho già parlato in questo post, e nel buio, senza riferimenti né un’ottima memoria, gli faccio trovare il suo tesoro alimentare direttamente tra le mani.
Ormai io e Peter abbiamo un tacito accordo: sa che se vuole qualcosa, io gliel’ho già preparata e messa lì, dove lui la cerca.
Dopo lo spuntino, ebbro di latte e d’amore, mi crolla addosso e mi ammanetta le braccia attorno alla faccia. Ogni mio tentativo di fuga, per tornare al divano, è inutile. Appena mi muovo, lui mi richiama al dovere con una gnola. Da sirena dei pompieri, ad antifurto intelligente.
E mentre siamo lì avvinghiati, succede qualcosa di magico.
Nel sonno Peter inizia a toccarmi la faccia, piano, con una delicatezza inusuale. Prima la bocca, il naso e poi le guancia. Mi accarezza la barba. Ecco appunto, se non avessi la barba mi metterei a piangere dai brividi. Per una volta non penso a cosa pensa, solo mi godo questo momento. Chissà quando mi ricapita. Domattina, con la luce del sole, tornerà a strapparmi i peli con le unghie come un piccolo e silenzioso Silk-épil.
Poi, con un sospiro, lascia cadere le braccia e crollo in un sonno più profondo.
Il nuovo ospite
L’odore della propria casa si percepisce forte al rientro da un lungo viaggio. Lo penso ogni volta che emigro nei mesi estivi: quando ritorno, riconosco la nostra essenza domestica per un attimo, poi svanisce.
Oggi mi è parso di cogliere inizialmente un aroma di verdure bollite, poi di miscugli non convenzionali tipo banane con carote, tapioca e caprino, pesce e cavolfiore. Le fragranze riemergono con intensità verso sera, quando una sauna di brodo vegetale pervade il soggiorno.
Poco male, basta aprire la portafinestra per qualche minuto e l’aria è nuovamente inodore. Mi avvicino per impugnare la maniglia, ma briciole di pane, secche e frantumate, mi punzecchiano la pianta del piede, interrompendo il mio pensiero. Eppure si spazza molto spesso.
Una volta incastonate nella pelle, smussati i loro spigoli, continuano ad accompagnarmi, ogni passo sempre più gommose.
Questa casa non era così un tempo. Un nuovo ospite deve essere arrivato.
Avvolti nella neve
Cosa pensa Peter avvolto nel suo fagotto giallo?
Chi ce l’ha regalato non sapeva ancora se sarebbe stato Pietro o Nina.
Accarezza la neve per la prima volta: nessuna risata, nessun pianto.
Questo silenzio e questo sguardo sono nuovi, non li riconosco.
È ancora troppo piccolo per divertirsi, niente slittino, ma credo già abbastanza grande per rimanere estasiato da un nuovo paesaggio.
Solo una giornata di neve e nubi, infatti, può verniciare di bianco il cielo e la terra in modo così uniforme.
Cosa starà pensando Peter?
- Chi ha buttato il latte in polvere sulle colline?
- Qualcuno si è mangiato la mia erba.
- Quindi l’erba verde cresce sopra la neve bianca.
- Ma chi ha detto che i bambini non sentono il freddo?
- E voi, mamma e papà, volete venire a vivere qua?
- Mi ricorda quella volta in aereo, sopra le nuvole gonfie e rotonde.
- Bob, slittino, discesoni. Quando?
Siamo onesti Peter, questa è già la seconda volta che vedi la neve.
La prima è stata al Baby Carneval Party parigino, e qui lo raccontiamo.